Colloquiando
Finito l’orario di lavoro mi sono recato a Cossato in una azienda meccanotessile per un colloquio. Cercano un ingegnere, suppongo neolaureato, da affiancare ad un progettista che andrà in pensione tra un paio d’anni; il luogo di lavoro si dividerebbe tra Cossato e Como, sede di una ditta acquisita da poco, e prevederebbe ovviamente la progettazione di macchine tessili, filatoi per lo più.
Perché ci sono andato? Curiosità immagino e valutazione di cosa potessero offrire. Però varrebbe veramente la pena lasciare un futuro contratto a tempo indeterminato per imbarcarsi in un nuovo tempo determinato? Perché penso proprio che di questo si tratterebbe. Certo la mansione dovrebbe rivelarsi interessante e sicuramente molto pertinente ai miei studi, ma nella mia azienda mi trovo bene. Sono due settori del tutto differenti: tanto imparagonabili che non si può scegliere in base a ciò che potrebbe piacere. Se ci mettiamo anche una buona dose di gratitudine verso chi ha speso tempo e risorse per insegnarmi quello che so, non ho sufficienti motivi per abbandonare la strada vecchia.
Mia mamma dice che manco di ambizione. Vero. Ma preferisco stare coi piedi per terra, muovermi su un terreno sicuro. Se mi piacesse così tanto cambiare, mi chiamerei Paris Hilton. Invece ancora per parecchio sarò il Signore dei Soppalchi.
Credo che ognuno debba fare cosa si sente dentro! Però ahimè la vita è amara. Potrei essere ancora in Gelateria avrei un posto sicuro con una qual certa autonomia operativa. Sicuramente ci sarebbero Alti e Bassi ma senza ombra di dubbio non avrei passato 2 anni a rimbalzare tra un contratto interinale e una collaborazione senza un briciolo di sicurezza. Hai un lavoro e c’è comunque una buona ricerca nel tuo ambito professionale io ti consiglierei di finire almeno il contratto che hai iniziato. Dopo di che fai sempre in tempo a cercarti altro. Comunque sia è anche vero che se le pazzie nn si fanno da giovani ci si trova con 50anni a volerne fare di più grosse.
My 2 cents, da collega e consulente di aziende: lascia stare il tessile al momento.
La ripresa è ancora dietro la collina…
Certo, dipende sempre dalla paga e da quanto ti interessi il campo, ma attento.
Grazie dei pareri ragazzi.
Ormai sono come uno scaffale in zoma sismica: vibro, mi deformo, ma resto saldamente ancorato alla mia sedia.
Sai, ti capisco,
anch’io probabilmente
mi sarei comportata come te…
Però certo,
anche un pò di ambizione,
come ha detto tua madre,
forse non guasterebbe.
un caro saluto
Siccome io nel tessile ci lavoro, ti posso dire che il consiglio di Prado è buono se circostanziato. La ripresa è iniziata, però in modo molto diseguale.
Si lavora uguale, c’è chi lavora TANTO e gode e chi lavora poco e chiude. Quindi occhio.
Però nel campo dell’automazione il mercato è enorme. Noi ci appoggiamo ad una ditta di Cossato che fa di tutto, e onestamente penso sia quello il genere di lavoro che fa per te: una sorta di versione da mondo reale di gnomish engineer. Se vuoi provo a tastare il terreno, entrambi gli ingenieri che fanno progettazione e disegni sono prossimi alla pensione credo.
Approvo quanto postato da Lorenzo, sono stato un po’ drastico.
Completo però segnalando che in ripresa chi riceve per ultimo i benefici sono i produttori degli strumenti: le aziende prima ripartono con quello che hanno.
Comunque l’ottimismo cauto c’è, soprattutto fuori da Biella.
La gratitudine è quello che temo fregherà anche me un giorno, in quanto andrebbe cinicamente lasciata anni luce da qualsiasi professione. Tra l’altro, pensa che non l’hanno fatto per carità cristiana, ma perché chiaramente rendi più di quello che costi. Tanto interessa a loro, e a te dovrebbe interessare solo che loro ti rendano abbastanza per il tempo che ci investi.
Poi, più sui massimi sistemi, sei troppo giovane per i piedi per terra, w la mamma!