Dopo l’intenso pomeriggio in sala telai avrei voluto scrivere a proposito del Modello del Telaio, un mio parto legato alla teoria della filosofia sociale. Tuttavia non trovo l’ubicazione di questo particolare appunto. Mi vedo dunque costretto, in attesa di miglior sorte e maggior tempo a disposizione, a scartabellare tra gli appunti filosofici estivi in cerca di qualcosa di serio da scrivere.
Società e competizione
La nostra scoietà basata sul capitalismo e sul successo persoanel è fortemente competitiva, ma soltanto su alcuni aspetti della vita: denaro, fama, lavoro. Sempre meno si è interessati al benessere psicofisico perchè non rientra nell’equazione generale dello stile di vita, se non per quanto attesta all’essere in forma per ben apparire.
Sarebbe dunque auspicabile una società in cui, fin dai primi anni di educazione giovanile, si subordinino parte dei risultati generali ai risultati ottenuti nell’attività sportiva. Potrebbe certamente risultare discriminante verso coloro che sono grassi o poco atletici, ma uno degli scopi sarebbe proprio debellare queste deviazioni dalla norma. Chi fosse grasso sarebbe spinto verso diete più equilibrate ed una maggiore attività fisica, od una maggiormente indicata al suo fisico.
Tassello fondamentale il debellare l’uso di sostanze dopanti. Lo scopo non sarebbe solo vincere e primeggiare, ma stare in forma. La competizione è soltanto uno stimolo, un mezzo per costringere la gente a praticare sport. Mens sana in corpore sano, dicevano i latini. Penso che le culture orientali, con pratiche quali il tai-chi, abbiano voluto sviluppare un concetto simile. E queste pratiche piscofisiche sarebbero certamente da incentivare nel mio prototipo di società.
Se penso all’evoluzione nel tempo di questa idea, vedo una deriva verso una meritocrazia estetica, ma soprattutto non vedo una facile soluzione ad un problema che già affligge le società moderne: la ricerca dell’eccellenza personale, dell’affermazione, ricerca peraltro giusta e di pieno diritto dell’individuo, porta ad una carenza di manodopera nei lavori "umili", a basso contenuto intellettuale. Il mio modello aggraverebbe ancor di più questa tendenza, una volta a regime, sfornando cittadini eccellenti fisicamente e mentalmente. Una soluzione potrebbe risiedere in una società meno sprecona più efficiente e pulita, sicuramente meno demografica, meno legata al superfluo.
(Questo post è disponibile anche su Cogito Ergo Sum)