Monthly Archives: February 2008

Dilemma

                 Leggerezza                                       Compattezza

                    Costo                                                 Risparmio

                 Per il futuro                                          Transitorio

                  Romantico                                           Funzionale

(PS. Aggiungete nei commenti le vostre considerazioni in merito ai due letti, così magari ci aiutate a scegliere)

Morale

Notizia frivola dal TG5.
Brevissimo sunto per gli scansafatiche: lei tradisce il marito da sei anni con collega; manda circa 900 sms e telefonate all’amante in pochi mesi; non contenta chiede il divorzio ed il classico assegno (tralasciamo come andrebbe definita una così!); il marito, ingegnere, usa questi messaggi come prova di tradimento e vince la causa di divorzio.

O muthos deloi oti (fabula docet): un ingegnere è per sempre. Se non lo è state all’occhio perchè diventa efficientemente spietato.

Riflessione: perchè nelle cause di divorzio è la donna ad averla sempre vinta? Se non viene inchiodata o colta sul fatto si fanno sempre passare per delle sante. Diciamo che spesso vogliono soltanto i soldi e scaricano tutte le colpe sul partner. Classico esempio di idee poco chiare sulla vita coniugale e le sue responsabilità e difficoltà.

 

Tagliando

Stamani ho portato la mia splendida macchina a fare il primo tagliando. E’ già passato un anno e ho percorso 17.000 km. Speriamo che i meccanici non trovino problemi e che non mi costi un occhio della testa, ma su questo sono poco fiducioso. A tal proposito mi chiedo perché non inseriscano il costo del primo tagliando all’interno del prezzo dell’auto: qualche centinaio di euro non fanno la differenza e pagando a rate non si avrebbe la brutta sensazione di spendere una cifra non consona all’intervento svolto. L’auto resta sempre soltanto un costo, come dice giustamente il Beppe; il prossimo salasso sarà l’assicurazione e lì son veri dolori.

La questione "uscite di cassa" si sposa bene con le spese per il nuovo appartamento. Per fortuna che molti lavoretti riusciamo a farceli da noi, con l’aiuto di mio papà. Lo scorso week end abbiamo tolto la carta da parati e scartavetrato i muri: un lavoro che si prospettava arduo ma che si è rilevato facile facile. La carta è venuta via senza sforzo semplicemente mescolando acqua ed un apposito liquido, ed il muro sottostante è risultato di buona finitura superficiale, pronto per la prossima verniciatura. Ora ci concentreremo sugli infissi, da sverniciare e rismaltare di bianco, sulle prese da spostare e sulle tapparelle. Comunque, se avete una casa e dovete fare dei lavori, il sano fai da te deve fare per voi: risparmio e soddisfazione di vedere le cose sistemarsi sotto le vostre mani.

Appunti

Dopo l’intenso pomeriggio in sala telai avrei voluto scrivere a proposito del Modello del Telaio,  un mio parto legato alla teoria della filosofia sociale. Tuttavia non trovo l’ubicazione di questo particolare appunto. Mi vedo dunque costretto, in attesa di miglior sorte e maggior tempo a disposizione, a scartabellare tra gli appunti filosofici estivi in cerca di qualcosa di serio da scrivere.

Società e competizione
La nostra scoietà basata sul capitalismo e sul successo persoanel è fortemente competitiva, ma soltanto su alcuni aspetti della vita: denaro, fama, lavoro. Sempre meno si è interessati al benessere psicofisico perchè non rientra nell’equazione generale dello stile di vita, se non per quanto attesta all’essere in forma per ben apparire.

Sarebbe dunque auspicabile una società in cui, fin dai primi anni di educazione giovanile, si subordinino parte dei risultati generali ai risultati ottenuti nell’attività sportiva. Potrebbe certamente risultare discriminante verso coloro che sono grassi o poco atletici, ma uno degli scopi sarebbe proprio debellare queste deviazioni dalla norma. Chi fosse grasso sarebbe spinto verso diete più equilibrate ed una maggiore attività fisica, od una maggiormente indicata al suo fisico.

Tassello fondamentale il debellare l’uso di sostanze dopanti. Lo scopo non sarebbe solo vincere e primeggiare, ma stare in forma. La competizione è soltanto uno stimolo, un mezzo per costringere la gente a praticare sport. Mens sana in corpore sano, dicevano i latini. Penso che le culture orientali, con pratiche quali il tai-chi, abbiano voluto sviluppare un concetto simile. E queste pratiche piscofisiche sarebbero certamente da incentivare nel mio prototipo di società.

Se penso all’evoluzione nel tempo di questa idea, vedo una deriva verso una meritocrazia estetica, ma soprattutto non vedo una facile soluzione ad un problema che già affligge le società moderne: la ricerca dell’eccellenza personale, dell’affermazione, ricerca peraltro giusta e di pieno diritto dell’individuo, porta ad una carenza di manodopera nei lavori "umili", a basso contenuto intellettuale. Il mio modello aggraverebbe ancor di più questa tendenza, una volta a regime, sfornando cittadini eccellenti fisicamente e mentalmente. Una soluzione potrebbe risiedere in una società meno sprecona più efficiente e pulita, sicuramente meno demografica, meno legata al superfluo.

(Questo post è disponibile anche su Cogito Ergo Sum)

Imprese

Rieri sera mi sono perso fra i canali geografici di Sky. Gira e rigira ho cozzato sul reseconto di una spedizione di quattro ragazzi che ha percorso a piedi l’intera Muraglia Cinese. 7000 km coperti in quindici mesi, otto dei quali sono stati percorsi in solitaria dall’unico superstite dei partenti. Che impresa signori!

Finalmente ho così potuto vedere come si presenta realmente la Grande Muraglia, al di là dei tratti da cartolina che sono stati restaurati a beneficio dei turisti. E quel che ho visto è stato ruderi di antichissime vestigia, poco più che muri di fango e paglia che per chilometri scompaiono del tutto. Seguirne il reale tracciato non è impresa semplice, specie se ci si trova spersi nell’immenso deserto del Gobi. Eppure con fatica e tanta perseveranza è possibile anche questo.

Mi pare di aver già scritto che mi piacerebbe intraprendere la stessa avventura ma in bicicletta. Certo, ora che ho visto le condizioni del tracciato, mi sorgono molti dubbi, ma sarebbe sicuramente una sfida affascinante. Il vero problema sarebbe trovare lo stimolo forte che porti a partire. L’unica cosa che mi venga in mente è che Paola possa lasciarmi, così dopo molti anni; sarebbe un trauma deciso, un taglio al netto come quello del cordone ombelicale. Allora sì che varrebbe la pena di abbandonare tutto per mesi e mesi, cambiare vita, riscoprire sè stessi in un modo del tutto nuovo. Alla fine del viaggio ci si potrebbe anche concedere un meritato riposo meditativo al tempio di Wudang (di cui l’immagine di qualche giorno fa).

Sarò mai capace di tanto? Ma soprattutto, Paola mi lascerà?

Teorie ed esperienza

Su Le Scienze di questo c’è un interessante articolo si Hugh Everett, il padre della teoria che postula l’esistenza di universi alternativi. Immagino quasi tutti sappiano qualcosa a tal proposito. Io ora non discuto il genio fisico e matematico, quanto le conclusioni filosofiche del suo lavoro e le implicazioni che ha comportato.

Alla base di tutto sta la percezione del mondo reale, macroscopico, che sembra non seguire le regole quantistiche che regolano il microcosmo. Per superare questa dicotomia Everett cambiò il punto d’osservazione del problema e rese tutto soggetto alle regole quantistiche: anche gli oggetti macroscopici vengono descritti in termini di funzioni d’onda, la cui interazione e collasso genera universi multipli (ho riassunto alla buona una teoria molto complessa, ma serve come introduzione al seguito).

Dov’è, a mio parere, il grave problema? La fisica quantistica spiega il microcosmo in termini statistici; per quanto le previsioni siano corrette, questo non vuol dire che la teoria abbia un significato reale: è un’estrapolazione, una serie di formule che spiegano certi fenomeni, non c’è un vero legame con la realtà percepibile con i sensi. Pensare il contrario, come ha fatto Everett, non ha sermplicemente senso: equivale ad assurgere una persona a divinità. Semplicemente noi non siamo in grado di osservare un elettrone in moto perchè questo è troppo piccolo; dobbiamo necessariamente ricorre ad escamotage statistici. Eppure Everett questo l’aveva capito, quando affermò che non esiste la teoria corretta perchè non potremo mai conoscere la totalità dell’esperienza.

Immaginate solo per un attimo se veramente si dovessero generare universi paralleli ad ogni vostra scelta. A parte il cosa si intende per scelta, perchè si rischia di andare verso livelli di infinito elevato all’infinito. Come giustificare lo scorrere dell’esistenza personale? Tutto diverebbe aleatorio, il nostro passato sarebbe una somma di istanti, non un prodotto delle scelte, perchè queste smettono di esistere essendo venute all’esistenza, seppur in universi paralleli, tutte le possibili scelte. E, per chi dovesse crederci, come la mettiamo con l’anima? In quale universo risiede l’unica postulata dalla Chiesa? Anche sul futuro perderemmo il controllo; per di più, siccome ogni ramificazione possibile a partire dallo stato inziale creerà un universo che la rende reale, si ricade in una forma malata ed estrema di predestinazione: non siamo destinati ad intraprendere una certa azione, ma tutte le azioni.

Pensateci un po’…ma cercate di smettere prima di diventare pazzi a trovare una soluzione.

Wudang

E roa ditemi se non vorreste essere qui. Ci credo che la cultura cinese si è rivolta a pratiche contemplative: con scenari come questi altro che gluchismo.
Tra lavoro, attualità ed interesse storico, ultimamente la Cina mi sta attirando parecchio.

Asta

Grandissimo! Stamattina mi sono aggiudicato un’asta su Ebay per l’acquisto di questi due splendidi sgabelli, che andranno ad arredare la mia cucina.

Sgabelli cucinaDi tuttaltra schiatta sono le aste che mi stanno girando in testa. Aste schematizzate che non trovano soluzioni per le combinazioni di carico applicate. E venerdì devo presentare una relazione e sono in altissimo mare. Corro a lavorare, non prima di aver messo in sottofondo un cd del Bonjo.

Vernissage


Iniziare un litigio è come aprire una diga, prima che la lite si esasperi, troncala.

Lavoro e diritti

Ieri sera su Raitre hanno trasmesso un reportage sul lavoro in una fabbrica di jeans in Cina. Guardando le immagini sono rimasto molto colpito per le condizioni di lavoro in cui sono costretti i dipendenti. Turni massacranti di anche venti ore, paghe misere, nessuna motivazione, dormitori fatiscenti. E ancora di più mi ha fatto specie sapere che molte delle lavoratrici intraviste non arrivava a sedici anni di età, poco più che delle bambine.

Sicuramente c’è da riflettere, perchè parte della colpa per certe condizioni di vita è anche nostra, di noi consumatori e produttori occidentali. A noi interessa che il prodotto sia fatto bene, costi poco e sia disponibile quando lo richiediamo. Il produttore cinese dovrà dunque pagare poco gli operai, per tenere basso il prezzo, e sfruttarli per raggiungere i termini di consegna. Infatti sa che se perdesse l’ordine potrebbe chiudere i battenti, dato che ci sono chissà quante altre aziende cinesi pronte a fare il lavoro al posto suo. E’ un serpente che si morde la coda.

Io che con la Cina ci lavoro mi sento ora piuttosto spiazzato: so che ogni mia mail di sollecito può essere la causa di lunghi turni di lavoro per della povera gente. Noi ci lamentiamo, anche giustamente, per gli aumenti contrattuali; almeno abbiamo dei diritti. Laggiù invece diritti zero: o così o quella è la porta e torni a fare la fame in campagna. Come abbiamo potuto farci trascinare in questo vortice che alimenta lo sfruttamento? Invece di esportare idee, cultura del diritto, soluzioni per gli errori del passato, abbiamo chiuso gli occhi e arraffato a due mani.

E in più ci lamentiamo perchè i cinesi ci portano via il lavoro. In primis siamo noi stessi a commissionarglielo perchè costano meno, quindi i profitti aziendali crescono, secondo, date le infernali condizioni di lavoro, penso quasi che starebbero meglio senza. Purtroppo, ed ecco il lato subdolo del capitalismo, le giovani e sfruttate ragazze erano entusiaste alla riscossione della busta paga: i soldi, anche se pochi, permettono di inserirsi nei ritmi della società urbana, di avvicinarsi a quelle persone che la pubblicità spaccia come reali.