Monthly Archives: February 2011

Mentre ero all'appuntamento settimanale con la coda alla cassa dell'Esselunga riflettevo su come si trasformerebbe l'atto di fare la spesa, oggi di per sé molto semplice, se non ci fossero i supermercati e l'industria alimentare che rappresentano.

La risposta potrebbero darmela i miei nonni, che hanno vissuto periodi simili. La sporta conterrebbe sicuramente cose differenti e sarebbe più laborioso riempirla. Il mercato comunale sarebbe il primo luogo da visitare, per procurarsi le derrate di base, dalla verdura al pesce; oggi vi si trvano anche banchi con prodotti per la casa e altro. Ma poi si dovrebbe pellegrinare da un negozietto all'altro per completare l'opera: qualche biscotto per la colazione in panetteria, carne dal macellaio, altri prodotti nel negozio specializzato.
Non sarebbe male, molto più contatto personale, quattro chiacchere con il negoziante di fiducia, aria fresca.

Al mercato posso comunque andarci anche adesso ma il supermercato impigrisce e isola: in un solo posto trovi tutto e fai da te.
Pensavo perciò che si potrebbe creare un ibrido tra le due forme: un supermercato in cui scaffali e dipendenti sono sostituiti da banchi specializzati per ogni tipologia di prodotto. Una specie di mercato al chiuso in cui, per esempio, i tre banchi dell'ortofrutta si metteno insieme per dare vita al reparto ortofrutta, e così per tutti gi altri. Per il consumatore sarebbe quasi uguale ma la distribuzione degli introiti sarebbe forse più equa, anche salendo nella scala logistica.

Capitolo 39

Uscire la mattina e sentire la città silenziosa è un evento che mi ha sempre suscitato una forte emozione.
Non so come spiegarlo: sai che dovrebbe esserci rumore, traffico, vociare e invece nulla, per alcuni secondi solo silenzio. Il fascino del notare le cose solo quando mancano. Ma è un silenzio diferente da quello che si sente quando nevica, non è ovattato. E' un silenzio aperto, più simile a quello di una notte d'estate in campagna.

Anche questo è Tao, un silenzio che non è rumore e non è silenzio (non è pregiato come giada nè spregiato come pietra), ma l'uno e l'altro, tanto che nel percepirlo si rimane stupefatti, così abituati come siamo a concepire l'uno solo in funzione della mancanza dell'altro.

Forse la situazione in Libia è più grave di quanto pensassi. Siamo a limite della guerra civile pare.
Anche nell'ipotesi peggiore di caduta di Geddafi avrei ipotizzato un anelito ad un governo democratico. Invece un esperto di geopolitica della zona mi illumina sul fatto che tutto finirebbe con una probabile lotta tra tribù, tra estremismi islamici e tra aree geografiche.

Alla luce di questo mi rimangio un commento odierno: è meglio che ci movimentiamo e mettiamo pesante becco nei fatti interni della Libia. Evitiamo una guerra civile, aiutiamo loro e aiutiamo noi. 

Oltre a stimolare considerazioni geopolitiche, tanti commenti alle rivolte nordafricane mi fanno riflettere sull'opportunità di un simile evento in Italia.
Io non credo che da noi possa attecchire un tale sommovimento popolare: concordo con chi afferma che la nostra condizione socio-economica non è tale da spingerci a gesti tanto estremi. Non facciamo la fame, per farla semplice.

Ma ragionando per assurdo, sarebbe un'opzione lecita e condivisibile? Voglio dire, noi viviamo già in uno stato democratico e non scendremmo certo in piazza inneggiando al Re o ad un dittatore. Se quindi non vogliamo cambiare a tipologia di governo ma solo il Governo attuale, non verrebbe sovvertito il regolamento democratico che tutti noi abbiamo accettato come cittadini italiani?
Voto un gruppo politico, poi se non mi sta più bene scendo in piazza e lo mando a casa. Si crea un precedente pericoloso. Giusto o sbagliato, i parlamenti ed i governi si scelgono tramite regolari elezioni che vanno rispettate; le regole del dibattito istituzionale sanciranno la durata dei governanti e le loro capacità.

Certo vedendo tanta incapacità, malcostume e menefreghismo verrebbe da pensare che una sollevazione di piazza sia un'ottima soluzione, veloce e definitiva. Ma le elezioni successive vedrebbero sempre presenti gli stessi attori, solo con slogan diversi. La rivoluzione, per suo stesso nome, deve ribaltare e cose, non cambiarne il look. Si proponesse almeno una nuova fase costituente, per una Repubblica italiana 2.0…

Il mix attualità e blog è sempre riuscito, che sia il mio personale o uno di quelli che seguo attualmente, dai cui commenti trarrre spunto.
Il vero argomento interessante del momento è l'ondata di protesta che si sta spandendo nel Magreb e nel Medio Oriente. Potrebbe essere un momento cruciale, un cambio radicale nella storia di quelle regioni, con ripercussioni anche su noi europei. Se dovessero prevalere le tendenze democratiche e non gli estremismi religiosi sarebbe un bene per tutti.

Ritengo infatti che l'Europa sia stata fortemente penalizzata dai regimi islamici di quelle nazioni. Inconsapevolemente penalizzata economicamente perché gli stati arabi non erano un buon interlocutore per uno sviluppo economico stile occidentale, il quale si porta dietro tutta una serie di libertà e perdita di valori che la religione islamica non accetta facilmente. Tant'è che abbiamo "colonizzato" l'Europa dell'Est e la cina, sebbene il costo di lavoro in Nordafrica non sia per nulla alto. Il potenziale mercato era enorme ma non si è potuto sfruttarlo. Tutto il contrario di quanto gli USA hanno fatto con i dirimpettati più prossimi, penso a Messico. Certo in quel caso non ci sono state diversità religiose da superare.

Allora il destino porco bastardo esiste.
E' mai possibile che giro spizzico qualche minuto di Sanremo, sento una canzone che mi piace di tale Barbarossa in coppia con Raquel de Rosario, e poi scopro che lei è la moglie di Alonso!
Il mio acerrimo nemico, l'uomo papera, l'usurpatore…Certe cose dovrebbero accadere solo in Beautiful.

Ora quando non saprò cosa scrivere, come in questi giorni così pregni di altri impegni, posterò un po' di queste Domanda&Risposta che ho trovato su internet. Sono fondamentalmente cose inutili ma mi impegno per dare risposte non banali.
 

1 – QUANTI RAGAZZI/E HAI AVUTO? One life, one soul
2 – ODI PIU' DI TRE PERSONE? Ne odi una, una contesa. Ne odi due, una faida. Ne odi tre, una guerra
3 – IN QUANTE CASE HAI VISSUTO? Il mondo è la mia casa. E la mia casa è il mio mondo
4 – CARAMELLA PREFERITA? Alle morbide Fruitjoy tu resistere non puoi
5 – HAI MAI FATTO LO SGAMBETTO A QUALCUNO? Metaforicamente sì
6 – HAI MAI FATTO SESSO AL PARCO? Ho tre condanne per atti osceni in luogo pubblico
7 – LA MATERIA SCOLASTICA CHE ODIAVI DI PIU'? Un cent per ogni pagina del libro di storia dell'arte e sarei ricco
8 – QUANTE PAIA DI SCARPE HAI? Meno di un millepiedi, più di un serpente
9 – UNA COSA CHE E' SEMPRE NELLA TUA MENTE? Sesso e numeri. Ma forse sono arrivati prima i numeri
10 – GENERE DI MUSICA PREFERITO? Qui suoniamo di tutte e due i generi, country e western!
11 – HAI MAI VINTO DEI CONCORSI? Mister Torretta 1991
12 – A CHE ORA SEI NATO? Sono come gli stregoni: sono arrivato all'ora a cui ho deciso di arrivare

La politica è il fine della vita etica. La vita associata è un'esigenza naturale degli uomini: infatti Aristotele definisce l'uomo come un animale politico (zoòn politikòn), diversamente dalle bestie o dalle divinità che possono vivere isolate. 

Solamente l'uomo Greco è animale politico, giacché i barbari non vivono nelle polis, bensì in grandi regni che sono domini personali del sovrano e perciò sono servi per natura. 

L'individuo ha bisogno degli altri sia per le proprie necessità sia perché senza leggi ed educazione non può raggiungere la virtù. Perciò è necessario che ci sia lo Stato, che si ponga come fine, la felicità: lo Stato è il fine ultimo di tutte le forme di convivenza sociale. La famiglia è la prima struttura, sia dal punto di vista sociale (è organizzata come un primato del capofamiglia sulla donna e figli e sul possesso degli schiavi) che economico. Aristotele accetta la schiavitù, giustificata dalla disuguaglianza naturale degli uomini: gli schiavi sono strumenti animati che col proprio lavoro permettono agli uomini liberi di dedicarsi ad altre attività tra cui la contemplazione della verità.

Economicamente Aristotele mostra una preferenza per l'attività agricola che converte merce in denaro per acquistare altre merci piuttosto che per l'attività commerciale che converte denaro in merce per guadagnare altro denaro e quindi è mossa dal desiderio di ricchezza più che dal bisogno. 

Aristotele cerca la forma di governo più adatta a tutte le città, scelta intermedia tra una esistente ed una ideale. Negli ultimi due libri disegna la forma migliore, verosimilmente nei libri IV, V e VI esaminava le tante da lui raccolte. In ogni caso il libro più antico risulta essere il III, che discute delle forme perfette. 

Aristotele divide le forme di governo in monarchiche, in cui governa solo uno; aristocratiche, in cui governano i migliori; costituzionali (politèiai), che oggi definiremmo democratiche, in cui governano i più. Esse degenerano allorché ognuno agisca per il proprio interesse: la monarchia degenera in tirannide, l'aristocrazia in oligarchia, la costituzione diviene democrazia, ovvero dominio dei nullatenenti in cui nessuno mira all'utile comune. Ovviamente ogni forma di governo struttura in maniera differente le proprie istituzioni: così l'equilibrio migliore si ha quando governa la classe media agricola piuttosto che non quando governano i ricchi che vogliono mantenere l'ineguaglianza o i poveri che vogliono sovvertire lo "status quo". 

Aristotele, che in un primo tempo preferiva la monarchia, giacché è più facile realizzare la virtù in uno che in molti, ritiene poi che la politèia conferisca la possibilità a tutti di raggiungere la virtù e di coprire cariche pubbliche, essendo abbastanza duttile inoltre ad accogliere ciò che vi è di buono nelle altre forme di governo. 

Più specificamente i cittadini devono essere proporzionati all'estensione territoriale e bisogna tener sempre presente l'indole del popolo che si governa. I compiti devono essere distribuiti bene e Aristotele postula tre classi ma non prevede comunanza di donne o beni. Difatti nel IV libro, in cui Aristotele affronta tale questione, nota come gli affetti e la proprietà siano ciò di cui l'uomo si preoccupa di più perché suoi e perciò lo stimolano ad agire. 

È bene che nello Stato governino gli anziani, giacché vi è meno amarezza nell'obbedire ad una persona più anziana e si potrà poi occupare il suo posto. Comunque i filosofi non sono posti a capo della città (come in Platone dove il filosofo = re o il re = filosofo) quanto piuttosto come consiglieri: difatti ciò che è necessario all'uomo politico è la saggezza pratica (phrònesis) di cui il primo è privo. Compito principe dello stato è l'educazione, uguale per tutti, mirante soprattutto al conseguimento della virtù.

Il pilu è attualmente sulla bocca di tutti. E' un argomento sempre attuale, da secoli e secoli, tanto che i nomi gergali si sono anch'essi evoluti.

Ora si usa spesso patata/patatina, ma è ovvio che prima del 1492 tale termine non poteva essere in voga.
Quel'era il tubero in voga nei secoli pre-colombiani? In Europa andava molto il topinambur, ora spacciato al ristorante quasi come una prelibatezza esotica. Certo non suona romantico come nome, ma abbreviato in topina lo utilizziamo ancora oggi. Altrimenti perché appellare l'organo sessuale femminile come un roditore?

Il problema non è lo strumento ma come lo si utilizza.

Potrebbe essere la classica frase dal doppio senso ma anche questa volta non parlo di sesso. Pensavo più a cellulari e smartphone. Questi regali del demonio ormai permettono di essere sempre in contatto con chiunque o, per essere più attuali, di essere sempre connessi con il mondo, che una volta su dieci può anche risultare utile.

Però prestate attenzione la prossima volta che fate lo struscio per le vie del centro: vedrete gruppi di ragazzi e ragazze che sono soltanto fisicamente insieme, in quanto ognuno sarà intento a telefonare, scrivere messaggi, aggiornare profili, etc. con altri individui non presenti nel locale intorno qui e ora.
Con i fisicamente presenti non c'è dialogo! Semplicemente perché, ecco l'assurdità, con costoro hanno già parlato al telefono, messaggiato, condiviso profili, etc. mentre erano in compagnia di altri.

A pensare tutto questo intrigo di connessioni si rischia il mal di testa. Sarebbe meglio un bel grafico!