Ho già un’idea per il voto delle prossime elezioni, tuttavia è comunque opportuno vagliare i vari programmi per vedere se altre campane offrono qualcosa di meglio. Certo che se poi non si vince risultano tutte parole buttate al vento.

 

Bum bum bum

Come riconosci che stai invecchiando? Dalla musica che ascolti. Ero metal, poi ho scoperto il rock, ora mi sento più vicino al pop. Il rumore, il sound aggressivo mi infastidisce molto prima di qualche anno fa. Inoltre sento il richiamo della passata giovinezza, di quello che non provato: la musica house batte dentro di me, la dance è la mia nuova frontiera. Purtroppo sono fuori tempo massimo per frequentare discoteche e rave party.

Digevoluzione

“…i miglioramenti graduali dei prodotti alla lunga portano alla decadenza delle aziende tecnologiche. Perché in questo settore esistono i salti generazionali improvvisi, i cambiamenti non incrementali.” (Larry Page)

Se l’evoluzione a balzi è argomento di discussione e la Storia è una via di mezzo, di sicuro la storia della tecnologia è descrivibile solo in termini di balzi in avanti introdotti da singoli inventori di genio. La gradualità porta alla perfezione, spesso solo stilistica, ma non introduce nulla. È l’essenza di una moda, come la Apple, che per usa natura è destinata a morire sul medio-lungo periodo, soppiantata dalla prossima idea rivoluzionaria. Certo a volte ci vuole fortuna e proporre la propria idea al momento giusto: troppo presto e si viene presi per pazzi visionari.

In fondo Larry Page e Steve Jobs non sono così diversi, sebbene Jobs probabilmente non volesse ammetterlo, preso com’era dalla sua personale guerra contro tutto il mondo reo di averlo di “copiato”.

Star Wars

Guardare troppo il canale Focus fa male. Si diventa dipendenti come da una droga, dipendenti dalla mole di nuove informazioni messe a disposizione. Figrarsi cosa accadrebbe se avessi Sky e molti più canali di documentari. Perchè non posso non pormi delle domande, la curiosità scientifica è troppo radicata in me, qualunque sia l’argomento di cui si tratta.

Si parla di gravità, eccomi correre su Wikipedia a verificare concetti, formule e teorie. Dopo anni sono riuscito a capire il Principio di Galileo sulla caduta dei gravi, preso finora come un dato di fatto. È stato a suo modo emozionante.

Se si parla di UFO, e c’è sempre la serata Kazzenger su questi canali, mi chiedo sempre perché l’uomo non sia contento di essersi evoluto da solo a partire da cellule semplici. Perché tirare in ballo alieni ed esperimenti di manipolazione genetica? Ma soprattutto, se dovessimo scoprire che quella è la verità, cosa facciamo? Io sarei per steminare gli alieni, muovere guerra ad ogni altra forma di vita aliena. Se conquistiamo lo spazio profondo che almeno sia solo nostro.

Il ritorno del Re (di Nubia)

Once there were four Brahmin friends. Three of them were scholars of scripture, while the fourth was illiterate. He was considered wise since he was the son of a Brahmin. One day the four decided to travel around the world to become rich.

They set out on their journey. They managed to earn a lot of money. One day, not long after they had set out, one of them was absent. The eldest scholar said to the other two, “Thank God he is not with us today. Now I have the opportunity to speak. We three are the great scholars, while he is illiterate. We have knowledge through education, while he does not. We can read the holy books and perform religious ceremonies, and he can only help since he can not read. Why, then, should we share our earnings with him?”

“I agree,” said the second scholar. “Let us send him away.”

But the third scholar was not happy with the suggestion. “No we can’t do that. We have grown up together. It is not fair to abandon him now.

Eventually the three forgot their differences and remained friends with the fourth Brahmin. Soon the four were on the road again to continue with their long journey. “We must stop all this wandering about in search of wealth,” though the fourth Brahmin. “We need to find jobs, and settle down.”

Soon they came to a dense green forest, filled with birds and the sound of other animals. The forest was known to be home to tigers, lions and cobras.

“I don’t want to go through the forest,” said the first scholar. “The whole place is infested with snakes and birds.”

“Well,” said the fourth, “we have no choice. I am sure the animals will be too busy to notice us at this time of the day. Just the same, we should move very fast and very quietly.”

They were halfway through the forest when they came upon a pile of bones beneath a large tree.

“Hey, look at that,” cried the first scholar, considered to be the most intelligent of them all. “Let’s use our knowledge and put these bones back together, to bring this animal back to life.”

“Oh no, don’t do that. You don’t know what it is,” said the fourth Brahmin.

“Why don’t you keep quiet and let us do the thinking?” said the third scholar to the fourth. “You are the always afraid of something, because you are not learned as we are. You had better sit back quietly and let us do the right thing.”

“All right,” said the fourth Brahmin. “If you are so determined to bring life into these bones, let me first climb up a tree. I do not wish to stand by and watch a ferocious animal taking shape before my eyes.” And, he quickly climbed up a nearby tree while the others stood and laughed at him.

“You are stupid and ignorant,” jeered the first scholar after him.

But the fourth Brahmin ignored them. He sat on a branch and watched in silence as the first scholar collected the bones and arranged them into a skeleton. The second one added the skin, blood and flesh into the skeleton with his mystical powers. The third was about to put life into the body when the fourth called from the tree, “Watch out. It’s the body of a lion. He will kill us all if you bring him to life.”

But the others only laughed at him. “You just sit there and watch the magic of our skill and knowledge. It is a great thing to bring a dead creature to life,” laughed the first scholar. “Only the learned can do so. You cannot understand the joy of mastering this skill.”

The three then proudly carried on with their work. But as soon as the third scholar brought the lion to life, it sprang upon the three and killed them all. After making a great feast of his foolish creators, the created walked away for a deep slumber beneath the shade of a tree.

The fourth Brahmin watched it all, and when the lion went away, he cautiously climbed down the tree and ran home. He told everyone what had happened and added, “It is not knowledge but wisdom that is great. Alas, my learned friends did not understand this, in spite of being so well educated.”

[by Esther Mary Lyons]

Danke Schumi

Sie haben mich wieder zu träumen für drei Jahre. Jetzt wollen wir beiseite das Lenkrad und genießen wir die Geschichte. Niemand wird in der Lage sein, auch in der Nähe zu bekommen.

State of the Union – aka il blog in numeri

Durante questo lungo periodo di silenzio, uno dei più lunghi di sempre, la cui frequenza tra l’altro sta preoccupantemente salendo, ho investito un po’ di tempo per farmi i conti in tasca. Ho estrapolato tutte le statistiche del blog e le  ho elaborate con qualche macro in Excel. Ho così ricostruito l’andamento temporale di questo spazio. Tutto si può riassumere in due grafici:

Il trend complessivo è stato abbastanza costante, con una lieve flessione durante il 2009, come ben evidenziato dal dettaglio del secondo grafico. La frequenza è stata di circa 1 post ogni 2,3 giorni. Peccato che ho butto via i dati sui commenti, sarebbe stato un grafico interessante da sovrapporre a quello dei post totali. Di sicuro i primi anni, quando sulla stessa piattaforma, Splinder all’epoca, risiedevano i blog di altri amici, sono stati i più proficui e hanno contribuito alla cifra di 1587 commenti pubblicati.

Questo rischia di essere il classico annus orribilis; si prefigura la sindrome della crisi del settimo anno. Non che manchino le idee, è più la voglia di riportarle su carta digitale che langue, il sapere già in anticipo che quasi nessuno leggerà. È possibile che questo periodo di calma piatta perduri ancora per qualche tempo, mentre trovo un nuovo modo per ritagliare il giusto spazio al blog.

World War smartphone

Ragionando a freddo sulla sentenza che ha visto Apple trionfare su Samsung, devo dare atto all’accusa che i presupposti per un’azione di quel tipo erano fondati. Almeno riguardo il popolare e discordante punto del “trade dress”, l’aspetto caratterizzante di un prodotto. Amaramente, siccome sono tutto tranne che un fan di Apple, riconosco che Samsung ha avuto un’involuzione nello stile di design quando ha deciso di lanciarsi all’inseguimento dell’iPhone. Le immagini parlano chiaro:

http://www.scriptol.com/mobile/images/apple-samsung-timeline.jpg

http://allthingsd.com/files/2012/08/apple_samsung_designs.png

Fino al Galaxy S2 la somiglianza era davvero notevole. Sfido però chiunque a confondere un S3 con un iPhone, è come paragonare una Ferrari ad una Punto; l’iPhone S4 sembra pesante e vecchio, poco elegante. Samsung è sicuramente in grado quindi di produrre smartphone dal design originale tuttavia penso che le scelte iniziali fossero dettate anche da aspetti tecnici di cui non si è tenuto conto. Lo schermo occupa circa 80% della superficie ed è rettangolare; per contenere l’ingombro generale la forma da assumere è quella di un rettangolo meglio se smussato agli angoli. Io non credo che si possa coprire con brevetto quella forma, essendo comune a quasi tutti i telefoni. Nokia e Sony hanno forme leggermente differenti ma siamo su piccole variazioni sul tema rettangolo.

In più Apple ha chiesto un risarcimento in funzione anche delle mancate vendite che a loro dire non hanno effettuato. Per fortuna la giuria su questo punto non gli ha dato ragione. Apple infatti non propone una gamma ma un solo prodotto, il top di gamma. Non si può dimostrare che l’acquisto di telefoni di fascia media e bassa sarebbe stata dirottato su iPhone in presenza di un diverso design.

Sul fronte sistema operativo molti temono che Android, e quindi Google, soffriranno le conseguenze di questa sentenza. Io credo che un semplice cambio di design risolverà il problema alla radice. La Mela è invisa a molti utenti; è una questione di moda più che di scelta operativa. E le mode prima o poi finiscono. Apple cerca di proteggere non righe di codice o algoritmi, cosa lecita, ma idee generiche: arrivando al limite potrebbe richiedere il brevetto sull’uso del dito nel comando di un touchscreen, obbligando così gli altri a dotarsi di pennino. Sarebbe logico? No. La funzione non deve essere brevettata, altrimenti si blocca tutto il progresso degli anni futuri.

Metro interface

La prossima uscita di Windows 8 dotato della nuova interfaccia Metro (o Windows 8 interface secondo gli ultimi dettami) sarà la morte del desktop come lo conosciamo ora? Che fine farà il wallpaper, nascosto com’è da un muro di mattonelle colorate? Una tragedia! Niente più paesaggi da sogno o donnine discinte a farmi compagnia?

Eppure sono molto curioso di vedere il nuovo prodotto Microsoft. Già l’applicazione Windows Mobile 7.5, dotato della stessa interfaccia, mi piace moltissimo. Dovessi prendere uno smartphone od un tablet sarei molto orientato verso i Windows phone, stile Nokia Lumia, piuttosto che un sistema Android; potere dell’aspetto grafico, che su di me ha sempre grande presa. E proprio per il tablet sarà meglio attendere l’uscita di Surface, sempre di Microsoft, prima di investire in un Galaxy Tab o nel Google Nexus 7.

The new web era

Secondo me la grande rivoluzione nell’uso di Internet non è tanto il decantato Web 2.0, che è di per sé di fumosa definizione, dai contorni sfumati ed alquanto ingannevole, quanto il cambiamento di hardware con cui si sfrutta il servizio. La tecnologia degli ultimi anni ha fatto quel salto che ha finalmente permesso di dividere il mercato in più fasce a seconda del modello di utilizzo che ogni utente necessita.

All’inizio esisteva il computer desk, poi venne il notebook seguito dai i suoi fratelli netbook; alla fine arrivò l’invasione di tablet e smartphone, peggio degli Unni. E così colossi come la Hp e la Dell vedono ridursi i margini e rischiano di chiudere stabilimenti e licenziare personale. È evidente che non hanno saputo adeguarsi o cavalcare il cambiamento. Penso che, al di là della moda passeggera, per la maggioranza degli utenti un tablet sia più che sufficiente per navigare su internet e gingillarsi con qualche programma di svago. L’uso del desk o del notebook sarà riservato a chi lavora e quindi necessita di determinate prestazioni ed accessori; io per esempio sarei morto senza il mio schermo gigante da 24 pollici widescreen.

Questa divisione nella fruizione del mezzo internet si riflette ovviamente in una divisione nella conoscenza del pc e dei suoi programmi. La filosofia del tablet, specie quella Apple, è di fornire un supporto funzionale che chiunque sappia usare con un po’ di pratica; non è richiesta conoscenza pregressa. Se c’è un problema…ops, chiama l’assistenza. L’utente brainless è la stragrande maggioranza. È come l’automobile: io non ci capisco molto e quindi mi affido al meccanico. Per il pc invece preferisco fare da solo, essendo ormai abituato, e divertendomi, a risolvere le piccole magagne che a ripetizione i sistemi operativi e gli hardware mi mettono davanti.

Il futuro sarà questo: un entry level fatto di dispositivi portatili di facile utilizzo e molto versatili, poi ci sarà chi farà il salto, dal tablet al notebook, volendo approfondire la propria conoscenza e l’esperienza di navigazione. Il desk e la workstation saranno relegate al solo ambito ufficio, visto che un notebook con un monitor esterno, per l’ambito casalingo, ha le stesse performance. Ed a seconda del dispositivo i contenuti a cui si accederà (non fisicamente perché i siti sono bene o male visibili a tutti) saranno differenti, con non poche ripercussioni sull’acculturamento della persona. Non ho certezze in merito, ma penso infatti che navigare con un tablet non invogli alla ricerca di contenuti particolari, ci si limita a guardare la superficie dell’immenso mare.