Monthly Archives: January 2012

Point of view

Asia Carrera, pornostar iscritta all’albo, QI 150.
Vogliamo sostenere che è vittima di un mondo maschilista che l’ha costretta a vendere il suo corpo? O non sarà un bell’esempio di come il femminismo abbia emancipato le donne senza estremizzarne i comportamenti?

È buffo come due scoperte casuali apparentemente distanti, il QI di Asia e le proteste di donne ucraine seminude a Davos, si possano legare in un unico discorso. Come due sapori contrastanti che però esaltano il sapore del piatto.
Come ogni espressione del pensiero umano anche il femminismo si declina in modo diverso per ciascun suo sostenitore. Ecofemminismo, Separatismo femminista, Anarco-femminismo, Femen, Antifemminismo, sono solo alcune categorie riduttive delle sfaccettature. Io per esempio mi sono sempre considerato “femminista” sebbene le mie idee farebbero accapponare la pelle a tante ideologhe del movimento. Ma in fondo cos’è il femminismo? L’affermazione della donna come essere dotato di pari dignità dell’uomo, dopo il lungo monopolio maschile dei secoli passati. Le differenze nascono sulla quantificazione della parità, mentre si dovrebbe puntare alla sola qualificazione.
La capacità non è un buon indice: fisicamente, mentalmente, emozionalmente uomo e donna sono diversi, ognuno con pregi e difetti. Solo la loro unione, sia essa amorosa o lavorativa, dona al mondo un ente completo su cui applicare paragoni. Ying e yang, due facce della stessa medaglia che separatamente mancano di equilibrio. Forse io ho una visione arretrata, ferma al rinascimento, o troppo semplicistica, tuttavia ritengo che la donna vada giudicata in quanto donna e l’uomo in quanto uomo. E la donna, nel mio ideale, decide in prima persona della propria vita e sprizza femminilità nei suoi comportamenti. Ma è la scelta il punto centrale, la libera volontà di decidere cosa fare del proprio io.

Lo stereotipo è sempre in agguato. Io ne ho scelto uno, altre ne scelgono un secondo che le porta a negare certe qualità femminili per poter competere alla pari in un mondo di maschilista. Secondo me non fanno altro che acuire il problema. La soluzione non può che essere nel separare i due mondi e valorizzarne separatamente le qualità; dopo si potrà armonizzare. Ci sono culture che sono più avanti su questo cammino.

###Censored###

“Il giorno in cui Twitter è un po’ morto”, “Twitter offre un servizio di censura”, “Per affermarsi ovunque Twitter si tarpa le ali”

Bravo Twitter!, dico io. Non è la censura in sé a cui plaudo. Sono uno che crede che non si deve aver paura della idee della gente; al massimo basta ignorarle se non si vuole prenderle in considerazione. La censura repressiva è autolesionista.
Premio la scelta industriale, di questo si tratta, e l’affermare, anche se in forma implicita, che un servizio internet non è un’estensione della Carta dei Diritti dell’uomo.

Twitter, Facebook, Google sono servizi a cui possiamo volontariamente accedere. Nessuno di loro però è tenuto a rispettare regole di equità e giustizia o di alta levatura morale. Se lo fanno è solo perché al momento la gente è attirata da questo senso di estrema onnipotenza d’espressione, in cui internet è il luogo senza censura dove dire ogni cosa ed è un mio diritto poterlo fare. Dove sta scritto?! Le aziende di questi servizi devono mediare, scontentare qualcuno per aprire ad altri mercati, vedi la Cina. Ben venga un Google limitato in Cina piuttosto che niente.

Se la prossima rivoluzione non sarà supportata da un Twitter bloccato dal governo in affanno, pace. In fondo non vi stanno arrestando o segnalando come eversori. Un vostro commento si è perso nell’etere.

Ed è giusto ricordare che è sempre possibile non usufruire del servizio se non si è d’accordo. Come ogni servizio anche questo ha i suoi limiti.

AI

Cosa serve per creare un’intelligenza artificiale?

Sicuro bisogna partire dal presupposto che una tale intelligenza deve essere e sarà diversa dalla nostra. Un doppione ma più rapido nei calcoli non ci servirebbe a nulla nel progredire ed in piùcome fornire tutti gli stimoli emozionali che ci rendono unici?
Sicuramente avremo bisogno di un supporto hardware, una rete neurale diciamo. Un software di autoapprendimento e io ci mettrei anche tutta una serie di altri software già precaricati che permettano all’IA di colloquiare secondo standard già in voga, siano essi scritti o parlati.
E’ vero infatti che l’intelligenza umana parte con conoscenza zero ma perché spendere tempo nell’apprendimento quando si può sfruttare la potenza di memoria di un computer?
Da ultimo sarà necessario collegarla ad un ambiente sensoriale. Non dico di fornire degli equivalenti meccanici dei cinque sensi, sarebbe inutile e stupido; gli stimoli sensoriali dovrebbero arrivare da un colelgamento costante alla rete internet. Ecco perché serve che l’intelligenza parta già con dei programmi di decodifica di ciò che i sensi le inviano.

Cineserie

In Cina vedo negozi aprire e chiudere in continuazione.

La chiusura è sintomatica di scarsi consumi interni, saldo economico sempre favorevole alle esportazioni, e strana gestione del commercio. Negozi e centri commerciali che vendono le stesse cose, cresciuti insieme senza apparente pianificazione. Come possono sopravvivere tutti?

Gli unici che non sembrano soffrire sono gli onnipresenti negozi di cellulari.

16/01/2012

What a f***ing day…

Nel lavoro mi scontro sempre con il problema del controllo (oggi cade proprio a fagioulo).
L’illusione del controllo è un’utopia fors’anche dannosa qualora si realizzasse. Inutile leggere tante teorie sull’argomento; ognuno deve trovare da sé la strada per fronteggiare questa omerica sirena. Per migliorare sul lavoro penso mi servano maggiore ordine e costante condivisione delle informazio. Se applicato con criterio e costanza questo abbondante flusso d’informazioni dovrebbe autoregolarsi. In testa ho un’idea che non riesco a chiarire a parole: è come se il controllo passasse dall’individuo al gruppo che segue il progetto e quindi alle interazioni, ai feedback tra i soggetti. Il controllo, che è di per sé un’azione monodirezionale, diventa un’azione di monitoraggio reciproco, in cui ogni parte in causa viene modificata dagli altri componenti in gioco secondo il filo logico che porta al termine del progetto.

Poi seguendo il Tao basta solo lasciare fluire.

Starbukcs relax

11:45 sabato mattina, Starbucks, poca gente, musica soft, dolce brusio di sottofondo. Fuori piove, fa freddo. Cosa c’è di meglio per sorseggiare un cappuccino. Se solo ci fosse Paola qui seduta nella poltroncina di fronte; guardarsi i silenzio godendo dell’atmosfera rilassata.

 

Restaurant insurrection

Cosa potrà mai essere cambiato a Wuxi in due mesi, da che sono venuto l’ultima volta?
Apparentemente nulla, ma due dei miei ristoranti abituali, Masa’s Kitchen, italo-messicano, e il thai Banana Leaf, hanno chiuso i battenti. Ora sono costretto ad andare sui ripieghi.
Il primo posso capirlo, non era mai pieno, a volte mi trovavo persino da solo con i camerieri. Peccato perché gli gnocchi al ragù erano davvero ottimi.
Al thailandese purtroppo non deve aver giovato il fatto che la strada in cui era situato è ora completamente bloccata dai lavori per la metropolitana. Per raggiungere il pazzo bisogna fare una gincana tra vicoli e cortili che non agevola i clienti.
Quindi il nuovo obiettivo è trovare nuovi ristoranti da inserire sulla cartina. Per primo punterò su un giapponese; ho già un paio d’indirizzi.

Copy me

O come possono ora dire i fedeli svedesi Kopimi. In Svezia è stato ufficialmente riconosciuto il movmineto “religioso” della Missionary Church of Kopimism, che considera sacra l’informazione e sacramento la sua copia. Manco a dirlo è il faro per il P2P internazionale, sebbene la veste religiosa non possa sovrapporsi all’illegalità del fenomeno.

Ancora una volta sembra l’inizio di una storia di fantascienza. Un movimento che parte in sordina ma che potrebbe diventare la nuova religione dominante proprio nell’epoca dell’informazione globalizzata. Ma serve di sicuro una svolta nella ritualità della novella chiesa. La copia fatta all’interno di un luogo sacro ovviamente non spaventa nessuno e non conquista i cuori; serve trasformare l’intera rete internet nel luogo sacro, in quanto la cloud contiene in sé tutta l’informazione e la copia ne moltiplica la potenza e ne limita il rischio di dispersione.

Iran

Posso andare contro corrente riguardo all’attuale questione Iran? (certo che posso, sono a casa mia…)

Dirò che l’Iran ha tutto il diritto di fare test missilistici, esercitazioni navali e costruire centrali nucleari. Fino a prova contraria, e finora l’unica prova è la demagogia spiccia di Ahmadinejad, lo stato islamico non ha dichiarato guerra a nessuno e non rappresenta certo un nemico pronto ad incenerirci tutti. La sua è soltanto l’ennesima lotta per la supremazia politica in un’area piuttosto confusa.
I leader iraniani stanno scommettendo, un azzardo dalle infauste conseguenze forse, sulla possibilità di unire i paesi vicini sotto la bandiera dell’integralismo. L’alternativa della regione è quella di spostarsi verso il più mansueto modello turco o una via di mezzo raggiungibile dopo rivolte in stile egiziano. Il vero sgarro sta nell’ignorare le loro boutade.

Quello che mi scoccia è la pretesa occidentale di essere l’unica via possibile nel progresso socio-economico. Ci sono fior di dimostrazioni del contrario. Pretesa che porta le nostre nazioni ad ingerenze negli affari interni di altri paesi meno determinati dell’Iran.
Secondo aspetto che non condivido è il voler impedire ad altri paesi, a ragione o torto ritenuti nemici, l’impiego di tecnologie nucleari anche solo per scopi civili. E questo senza nemmeno cercare il pretesto dell’energia costosa, rischiosa, potenzialmente dannosa; semplicemente si vuole mantenere la supremazia negli armamenti (armamenti che dubito verranno poi usati sul serio visti i rischi).

L’Iran d’altra parte dovrebbe smetterla di fare giochini. Bloccare lo stretto di Hormuz non le sarebbe possibile e sarebbe sì un atto di guerra, essendo parte di questo nella acque territoriali di altre nazioni. Anche nel caso avvenisse il blocco poi andrebbe discusso il merito di una azione di ripristino da parte di stati non direttamente interessati. Ma la Libia insegna che certe discussioni territoriali ormai non hanno più molta appeal.

Tao Te Ching 56/81

Capitolo 56

In un momento di rinnovato populismo i primi due versi dovrebbero essere scolpiti nella nostra mente e mai dimenticati. In Italia c’è anche un adagio che esprime le medesime idee: chi non sa, insegna.
Lao Tzu riferisce il suo monito ad argomentazioni puramente metafisiche e filosofiche, ovviamente sulla sua ipotesi di fondo che il principio del Tao è per sua natura inconoscibile. Diffidiamo dunque da chi vuole convincerci di conoscere la verità assoluta, lo scopo o la soluzione ultima. Risulta essere un avviso utile anche in campo scientifico, dove il dubbio deve essere sempre nostro alleato nel discernimento di una teoria. Sempre ragionare con la propria testa, ma farsi imbonire dalle belle parole del primo imbonitore professionista.

Quindi, non seguite le mie lezioni sul Tao. Parlandone dimostro di non conoscerlo. Seguitemi qualora dovessi smettere di parlarne.

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