Monthly Archives: June 2012

Fonte d’ispirazione / Source of inspiration

L’azione dovrebbe sempre seguire il pensiero. Mi accorgo che, sempre più spesso, tante attività che eseguo le elaboro prima completamente nella mia testa, le visualizzo, le faccio mie e solo alla fine le metto in pratica. Vale per l’esecuzione di una ricetta tanto quanto sul lavoro. Senza questo percorso di digestione mentale rischio di commettere errori ed il risultato non è di buon livello.

Ciò posto, l’ispirazione diventa quella sequenza di istanti in cui elaborazione ed esecuzione avvengono in contemporanea. Un momento di massima consapevolezza in cui non è necessario attendere prima di agire perché tutto è già stato vagliato. Questo non significa che l’ispirazione sia sempre relativa a buone azioni, potrebbe benissimo originare la più grande stupidaggine della vostra vita. È un’arma a doppio taglio, senza l’etichetta usare con cautela.

———————————————————-

Action should always follow thinking. I feel that very often many activities that I perform first I completely develop them in my mind, I visualize and at the end put them into practice. That goes both for recipe performing and for the job. Without this mind digestion path I risk to make mistakes and result is not very good.

So inspiration begins that sequence of moments in which developing and realizing happn at the same time. It is a moment of maximum awareness in which it is not necessary to wait before acting because of all is already canvassed. That doesn’t mena inspiration is always releated to positive actions, it could cause the biggest stupid thing in your life. It is a double-edge weapon, without handle with care label.

L’attesa / Waiting

Si dice che sedendo sulla riva di un fiume prima o poi si vedrà passare il cadavere del proprio nemico. Se anche può non essere vero nella vita reale, potrebbe esserlo in certe saghe fantasy senza fine. Dopo sei libri di paziente attesa una lieta dipartita è avvenuta. Speriamo non ci sia il colpo di scena posticcio…

—————————–

IT is habit to say that seating on the river side at the end you will see your enemy corpse transported by the water. Also if that is not true in the real life, it could be in some fantasy saga without ending. After six books of patient waiting an happy death happenend. I hope there isn’t any turnup for the books…

Mind revolution

Da qualche settimana ho concluso la lettura di Aristotele-Buddha-Confucio di Lou Marinoff (http://www.anobii.com/books/Aristotele_Buddha_Confucio/9788838486654/019c793fa9f3f9c9b3/). Diversamente dal solito non ho commentato a caldo il libro durante la lettura, sebbene gli spunti di riflessione non siano mancati. Ho voluto lasciar decantare per estrarre tutto il succo, inoltre dovrei rileggerlo per focalizzare le mie elucubrazioni su aspetti specifici. In ogni caso è una lettura che consiglio a chiunque.

Tra i capitoli che più mi sono rimasti impressi c’è quello dedicato ai metodi di trasmissione della cultura nell’evoluzione della società umana. Secondo me un’ottima analisi memetica (http://it.wikipedia.org/wiki/Meme) che attraverso un percorso storico ci porta sulla soglia della rivoluzione multimediale in atto e lascia il lettore con non pochi dubbi. Personalmente ho accumulato uno strascico di paure per il futuro che stride con il mio proverbiale ottimismo. Siamo in effetti ad una svolta epocale, la diffusione del web sta portando l’accesso alla conoscenza ad un livello capillare, bastano due click per sapere tutto. Eppure la rivoluzione, come spesso accade, potrebbe rivoltarcisi contro rendendoci meno curiosi, meno attenti e meno intelligenti. L’unica certezza è che tutto dipenderà dall’uso che verrà fatto di questa tecnologia. Attualmente la via intrapresa mi sembra quella sbagliata.

Io ritengo di avere la fortuna di appartenere ad una generazione intermedia, che ha scoperto gradualmente l’uso del computer e di internet; la mia educazione è ancora scolastica (nel senso filosofico del termine), ha privilegiato l’uso della scrittura sul video.  Questo mi ha permesso di formarmi un giudizio critico sulla base del quale soppesare le informazioni che ricevo. Le nuove leve, imbottite di tecnologia fin da piccoli, fanno un così grande affidamento su queste nuove funzionalità che rischiano di smarrire la bussola, non avendo come riferimento nulla di certo. Il facile accesso alla conoscenza globale porta anche ad un calo dello stimolo nel creare nuova conoscenza, nella ricerca della verità: un ipse dixit di proporzioni colossali.
Al di là della teoria il mio grande dilemma è “come educherò mio figlio?” Come farlo restare al passo con i tempi insegnandogli però l’importanza di una sana ricerca delle fonti?

———————————————————-

A few weeks ago I finished reading Aristotle-Buddha-Confucius, Lou Marinoff (http://www.anobii.com/books/Aristotele_Buddha_Confucio/9788838486654/019c793fa9f3f9c9b3/). Unlike the usual I have not written comments about the book while reading, although the discussion points are not missed. I wanted to leave it to extract all the juice, besides I would also read again to focus my rattention on specific issues. In any case it is a read that I recommend to anyone.

Among the chapters that were most impressed me is that devoted to the methods of transmission of culture in the evolution of human society. In my opinion an excellent memetics analysis (http://it.wikipedia.org/wiki/Meme) that through a historical path leads us on the threshold of the multimedia revolution and leaves the reader with many questions. Personally, I have accumulated a trail of fears for the future that clashes with my proverbial optimism. We are indeed at a turning point, the spread of web access to knowledge is leading to a capillary level, two clicks to know everything. Yet the revolution, as so often happens, it could come against making us less curious, less attentive and less intelligent. The only certainty is that everything will be done will depend on the use of this technology. Currently the way taken seems to me the wrong one.

I feel lucky to belong from a middle generation, who found out the use of computers and the internet, my education is still scholasticism (in the philosophical sense of the term), has favored the use of writing against the video. This allowed me to form a critical judgment on the basis of which weigh up the information I receive. The new recruits, stuffed with technology from an early age, make so great reliance on these new features that are likely to lose their bearings, not having anything for sure as a reference. The easy access to global knowledge also leads to a decrease of the stimulus to create new knowledge, in pursuit of truth: an ipse dixit of colossal proportions.
Beyond the theory, my big question is “how shall educate my child?” How do keep pace with the times, however, teaching him the importance of a healthy pursuit of evidence?

La paura del biscotto / The fear of cookie

Meno male che la nazionale di calcio ha passato il turno in tutta scioltezza e che dall’altra parte è stata una partita altrettanto sofferta per la Spagna. Perché di biscotto non ne volevo più sentir parlare: era il mantra indiscusso della giornata di ieri. Appelli, contro-appelli, flashback ad altri eventi, erano tutti impauriti di fronte ad un fantomatica possibilità. È chiaro che tutti mettevano le mani avanti per giustificare un’eliminazione in caso di pareggio tra spagna e Croazia, risultato peraltro plausibile.

E se qualcuno pensa che queste siano solo beghe calcistiche, io invece ritengo siano la rappresentazione del nostro inconscio quale società. Certi comportamenti sono così connaturati in noi che in momenti di grande tensione, generata da eventi che infiammano l’animo e fanno presa non sulla ragione ma sul cuore, eruttano all’esterno con grande vigore e dominano il nostro comportamento. Lo spettro del biscotto, del gioco sporco dell’avversario, viene sempre richiamato non per esorcizzarlo ma perché inconsciamente sappiamo che noi saremmo i primi a metterlo in pratica dovesse tornarci utile. L’italiano è maestro nell’arte di fregare e naturalmente si sente offeso quando la stessa scorrettezza viene fatta a suo sfavore.

————————————————————————–

Luckly Italian national football team won the match and went to next turn and the other match was as difficult as ours for the Spanish team. Because I was very boring to continuisly hear discussion about “the cookie”: it was the undisputed mantra of yesterday. Appeals, counter-appelas, flashback on other events, all people were scared for a imaginary possibility. It is clear that all would to safeguard themself for justifying knockout in case of tie between Spain and Croatia, result however possible.

If someone thinks that this is only a matter of football, instead I think that it is the description of our society subconscious. Some behaviours are so natural for us that during high tension moments, caused by events that inflamed our soul and take hold not on mind but on heart, they erupt with big energy and dominate reaction. Phantom of the cookie, of the dirty play of the rival, is always claimed not for exorcising it but because unconsciously we know that we would be the first at using this kind of behaviour if it was useful for us. Italian people are master in the art of rubbing and maturally they feel offended when the same disloyalty is made against them.

La politica del Tao

Il Tao Te Ching non è un trattato di filosofia inteso all’occidentale, è un libro che raccoglie la saggezza del suo tempo per condividerla con il mondo e fare da guida a chi vuole seguire la Via. Non ci sono capitoli dedicati all’estetica, alla morale od alla politica. Un buon seguace non dovrebbe nemmeno interpretare l’insegnamento di Lao Tzu in tal senso perché questo non è analitico. Tuttavia può essere interessante valutare la ricaduta pratica degli  insegnamenti.

Se ci concentriamo sull’aspetto politico, nel senso letterale greco di governo della città, la prima sperimentazione è attribuibile a Confucio. Sebbene le differenze tra Lao Tzu e Confucio li pongano quasi agli antipodi, essi in realtà partono da una base comune, il Tao e l’I-Ching. Confucio ha strutturato la sua società in base ad una serie di relazioni fondamentali tra gli elementi che la compongono; se ogni relazione è ben rispettata la società nel suo complesso sarà come un meccanismo ben oliato in cui tutti partecipano al benessere comune.
Differentemente il capitolo 54 del Tao Te Ching divide la società in una serie di stadi di grandezza demografica crescente senza però accennare a come relazionarli. Verrebbe da pensare che essi siano indipendenti, che non si influenzino a vicenda, invece la logica suggerisce che la relazione deve essere unidirezionale verso i gruppi più grandi. Scrivevo già a Settembre 2011  commentando questo stesso capitolo: l’uomo va giudicato in quanto uomo, il villaggio in quanto villaggio e come tali devono comportarsi. Coltivare nella comunità la stessa virtù di un uomo non renderà gli stessi frutti, perché sono enti non paragonabili. I livelli sottostanti concorrono a formare e a far crescere quelli superiori, nel classico processo in cui l’insieme è maggiore della somma, ma la via opposta crea soltanto confusione. Non si può ritenere un livello superiore colpevole per la mancanza di virtù di quello inferiore.

Alla mia analisi però mancava un dettaglio. Occorre che ogni livello della società sia investito di precise responsabilità in  specifiche materie perché il sistema si regga e si mantenga nel tempo. Sono le sovrapposizioni che causano confusione, un villaggio non dovrà decidere come gestire l’educazione, quello è compito dello Stato, potrà però decidere come gestire la raccolta dei rifiuti. Ogni elemento della catena deve potersi sentire utile alla crescita dell’insieme, altrimenti remerà contro; le buone sperimentazioni ai livelli intermedi devono essere recepite, condivise e rese comuni agli altri elementi dello stesso livello.
Penso che solo entro questo schema si possa condividere ad attuare la proposta politica del Movimento 5 Stelle. Non si può pretendere di buttare in Parlamento gente che non ha la minima esperienza, anche se dotata di buona volontà. Tuttavia si può permettere loro di governare un piccolo centro, una città di provincia dove le idee semplici sono ancora efficaci e le persone che si hanno di fronte non sono solo numeri. Niente iperdemocrazia, solo sana autocritica e consapevolezza dei proprii mezzi e capacità.

Consumismo&idee – Consumerism&ideas

Sebbene ne sia un figlio legittimo, non ho mai avuto grande stima del consumismo e della teoria economica che ne è alla base. L’insostenibilità di una crescita costante con risorse finite mi è sempre sembrata palese e comunque l’autocritica è la prima regola per un continuo miglioramento. Da qualche tempo anche il grande pubblico sta venendo sensibilizzato alla questione e si sente parlare di sistemi alternativi o di decrescita “felice”.

Non che io abbia preconcetti verso queste proposte, soltanto spesso mi sembrano applicabili solo alle piccole realtà, dove non si devono fare i conti con le politiche di gestione di uno Stato. L’economia pervadente ha reso tutti i settori interconnessi ed interdipendenti in un intreccio non lineare; toccare o peggio eliminare un fattore potrebbe portare a conseguenze non prevedibili. Ciò non significa che l’esperimento in quella direzione non vada fatto, forse servirebbe un maggior coordinamento dall’alto. Il Tao ci insegna che bisogna governare la casa come una casa, una città come una città e uno stato come uno stato. Questo significa in primis dividere in modo chiaro le competenze senza creare sovrapposizioni; solo così la decrescita proposta può funzionare.

Questo lungo preambolo per sottolineare come un sistema non-consumistico porterebbe con sé cambiamenti non solo a livello economico ma anche sociale. Non parlo di comportamenti virtuosi di economia domestica o di mutuo soccorso tra cittadini, di un welfare orizzontale, bensì di qualcosa di più profondo che da decenni diamo per scontato. Il consumismo è stato il motore immobile del progresso tecnologico e culturale: pensate solo alla musica ed alla sua evoluzione dal dopoguerra ad oggi. Un mondo vorace di costanti novità ha portato a galla l’estro creativo di tre generazioni, regalandoci tanta spazzatura ma altrettanta musica di qualità. Siamo sicuri che un’economia sostenibile, dai ritmi lenti e graduali, porterebbe agli stessi risultati? Ogni forma d’arte è da sempre lo specchio della società, ne recepisce gli stimoli e li restituisce rielaborati. Un mondo meno frenetico potrebbe addormentare la mente, magari dare più slancio al pensiero introspettivo od alla filosofia orientale, ma di sicuro vedremmo ridotta una certa quota di produzione artistica. Secondo me nessuno ci pensa, nemmeno quelli che spingono per questo rinnovamento radicale.

————————————————————

Although I’m a legitimate child, I never had high esteem of consumerism and economic theory that underlies it. The unsustainability of continued growth with finite resources has always seemed obvious and however self-criticism is the first rule for continuous improvement. Now the most people is being sensitized to the issue and there is talk of alternative systems or “happy” decrease.

I haven’t prejudices towards these proposals, but often they seem applicable only to small businesses, where you do not have to deal with the management policies of a State. Pervading economy made all areas interconnected and interdependent in a non-linear plot; touching or deleting one factor could lead to unpredictable consequences. That does not mean experiment in that direction has to be stopped, maybe it would take a greater coordination from above. Tao teaches us that we must rule the house as a house, a city as a city and state as a state. This means first of all to clearly divide responsibilities without duplicating; only in this way proposal decreasing can work.

This long introduction to highlight how a non-consumerist system could cause many changes not only economically but also socially. I do not speak of virtuous behavior in home economics or mutual aid among citizens, but of something deeper that for decades we have taken for granted. Consumerism has been the engine of technological and cultural progress: just think of music and its evolution since the Second World War. A voracious world of constant innovation has brought out the creative genius of three generations, giving us as much rubbish as quality music. Are we confident that a sustainable economy, with pace slow and gradual, would lead to the same results? Every art has always been the mirror of society, it reflects the incentives and returns them after processing. A less frenetic world could soothe the mind, maybe gives more impetus to introspective thought or Eastern philosophy, but for sure we would see reduced a certain amount of artistic production. In my opinion no one thinks, even the ones who push for this radical renewal.

Mens sana

Dopo nove mesi di inattività (quasi un parto) sono ritornato a calcare il parquet della palestra. In effetti non era possibile continuare oltre indugiando nella pigrizia e nella divanomatica (disciplina che potrebbe essere inserita nella Olimpiadi, la costola sportiva del movimento degli Indivanados).
Sfruttando il bel tempo, sempre che si decida a stabilizzarsi, unisco la palestra all’attività aerobica in bicicletta, l’unico mezzo di locomozione che mi permette di uscire dal lavoro ad un orario decente.

Pancetta matrmoniale, hai le ore contate!

————————————-

After nine months (like a  pregnancy) I’m come back to tread the boards of the gym. Really it was no more convenient to keep lingering in laziness and couchmatic (discipline that could be inserted at the Olympic games, the sporting brand of the Indivanados movement).

Taking advantage of good weather, hoping that it becomes stable, I combine gym to aerobics activity with bicycle, the only means of transportation that allows me to exit from office at a reasonable time.

Fat wedding stomach, your time is coming!

Fool democracy

Avevo notato l’avviso fastidioso sulla homepage di Facebook ma l’avevo ignorato come al solito. Scopro ora di cosa si tratta: un referendum popolare tra tutti gli utenti per decidere come il sito dovrà gestire la privacy. Il Corriere della Sera lo spiega meglio di me e più in dettaglio (http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/12_giugno_04/facebook-900-milioni-voto-severgnini_d5342570-ae06-11e1-bd42-307990543816.shtml).

Ma è una proposta più che pericolosa. Chi ha decretato che la maggioranza ha qualche valore legale sulla piattaforma? E chi controllerà che non vi siano eventuali brogli? Nessuno, Facebook stesso con un grande sfoggio di conflitto d’interessi. Perché sebbene la difesa della privacy non sia un argomento che mi suscita interesse, mi turba la conseguenza sul piano legale che ciò potrebbe avere. Come utenti, seppur gratuiti, abbiamo sottoscritto un contratto (che nessuno di norma legge) che ci vincola a certi doveri. Sta al sito cambiare le regole e chiedere nuova firma all’utenza e non certo tramite un fallace referendum che chiede ma non dà nulla in cambio. È una truffa a scopo commerciale, solo che ciò che è in vendita non è tangibile.

Facebook non è una democrazia. In caso di esito favorevole allo Zuckenberg, cosa dovranno fare coloro che erano contrari? Ritirarsi o accettare di buon grado?

————————————————

I noted that boring advise on the Facebook’s homepage but I ignored it as usual. Now I discover what is the matter: overall referendum for deciding how the site has to manage the privacy rule. Mashable explains it better than me and with more details. (http://mashable.com/2012/06/01/facebook-election-vote/)

But it is a very dangerous proposal. How did decide that majority has legal value on this internet platform? And how will take under control possible cheating? None, Facebook by itself with big clash of interests. Because of, also if privacy defense is matter that doesn’t excite me, I’m worried about legal consequences of this action. We are users and we subscribed contract with site (that none usually reads) that constrains us to some duties. it is in charge of the site to change the rules and submits new document to user sign, not using a fake referendum that ask but don’t give back anything. It is a fraud for commercial purpose.

Facebook is not a democracy. If the result is good for Mr. Zuckenberg, what will have to do users that were contrary to new rule? Retrait from site or accept without discussion?

Dal blog Vivereestphilosophari di Vincenzo Fano:

Se la vera causa della crisi è l’accesso al benessere di altri 3 miliardi persone nel mondo oltre al miliardo che c’era già prima, la soluzione potrebbe essere investire in conoscenza e innovazione con ricerca, come hanno fatto in Germania e Stati Uniti, che infatti sono paesi che riescono a contenere i danni della crisi. Ma forse ancora più radicale, sarebbe immaginare e realizzare un modello di sviluppo non più basato su indici monetari, come il PIL, ma su indici che misurano la qualità della vita, come hanno sostenuto fra gli altri la Nussbaum e Sen.

E se tutti si unformassero anche il BRIC dovrebbe provvedere ad azioni volte in tal senso, limitando quindi inquinamento, sfruttamento e quindi consumi. Ma meno consumi uguale meno lavoro, in un circolo non ben quantificabile.